REALITY CHECK SULL’EUROPA
Le scosse telluriche che fanno vacillare i titoli di Stato e delle Banche italiane, originano nel cuore dell’Europa, ma riverberano a Roma più che altrove.
Le reazioni dei mercati alla paralisi governativa della Germania ed al terremoto politico in Francia, dimostrano quanto sia ancora fragile la credibilità finanziaria internazionale del nostro Paese.
Brutale ma oggettivo il Wall Street Journal ieri: «Quando l’unico a non essere un’anatra zoppa nel G7 è il primo ministro italiano, significa che la democrazia occidentale ha raggiunto un punto basso».
Estremizzando, il problema del BTP sembra oggi soprattutto l’ascesa dei partiti sovranisti antifederalisti, che osteggiano i piani d’investimento e debito comune come il PNRR, mentre sostengono un patto di stabilità più austero e frugale.
I governi populisti di sinistra e di destra, in tutto il mondo, tendono ad assomigliarsi quando si parla di politica fiscale: più regali per tutti e il conto vada ai giovani poveri del futuro, attraverso deficit che alimenta altro debito.
Taglio dell’IVA sull’energia, esenzioni dai contributi per le imprese che assumono, incentivi a pioggia e in casi specifici senza obbligo di restituzione (mancano solo bonus superiori al 100%) e in pensione già a 60 anni: questo il programma, ad esempio, annunciato dalla Le Pen.
Il programma di Trump si differenzia essenzialmente per l’aggiunta di una guerra commerciale a tutto campo con la Cina e, in misura minore, contro l’Europa stessa.
L’Italia ha bisogno di un UE più stabile e favorevole a progetti comuni europei d’investimento nell’industria, nelle tecnologie e nella Difesa: tutto ciò contro cui si batte un ultranazionalista come l’uomo forte olandese Geert Wilders.
Nel mondo reale il Problema è il dilemma strategico che paralizza l’Europa.
L’area col livello di crescita più basso del mondo, priva delle materie prime critiche per sostenere la transizione energetica e di una strategia per recuperare il ritardo tecnologico, ha messo in mostra con queste elezioni il «rischio politico», che nel famigerato periodo 2011 – 2015 faceva rima con spread.
E intanto la Realtà avanza, con un’accelerazione drammatica ed anti occidentale nel mediterraneo allargato: il fulcro strategico dei nostri interessi nazionali subisce da oltre 10 anni la postura aggressiva e la penetrazione in nord Africa, Sahel e balcani occidentali della Russia; l’espansione dell’influenza della Turchia stabilitasi nei Balcani, nonché a Taranto e Gioia Tauro, nella Libia Cirenaica e giù fino al corno d’Africa, con rivendicazioni esplicite sulle isole egee greche; la penetrazione economica e d’influenza della Cina in tutto il continente africano.
L’esito dell’invasione russa dell’Ucraina, oltre all’eventualità sempre più concreta di allargamento a livello regionale degli attuali conflitti mediorientali, richiederanno un’attenzione ed una solidarietà a livello Europeo sempre maggiori.
L’alternativa è subire decisioni prese nell’interesse di Stati che non condividono il nostro sistema di valori umani e pagare un prezzo crescente in termini di marginalità, anche economica.
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