ADESSO LA GUERRA ENERGETICA E’ PIÙ VICINA ALL’ITALIA
Non è stato trovato petrolio né gas nel Blocco 9 al confine tra Libano e Israele, secondo fonti Reuters.
Novità rilevante perché destabilizza le prospettive libanesi e toglie a Hezbollah un potente incentivo alla collaborazione economica con Israele ed i paesi occidentali.
Al consorzio di perforazione partecipa il colosso petrolifero italiano hashtag#ENI, la statale hashtag#QatarEnergy ed è guidato dalla francese hashtag#TotalEnergies.
Tra le conseguenze dell’attacco senza precedenti di hashtag#Hamas contro hashtag#Israele e la durissima reazione in corso sulla “Striscia” di hashtag#Gaza, vi è già stata la chiusura della piattaforma hashtag#Tamar che forniva gas a hashtag#Egitto, hashtag#Giordania ed ai consumatori israeliani.
Una probabile esplosione ha messo fuori uso il 7/10 hashtag#Baltic Connector, conduttura sottomarina di Gas e cavi di che collega Estonia e Finlandia.
In attesa di sviluppi dal fronte israelo-palestinese e sul possibile sabotaggio nel mar baltico, si è registrato un balzo nei prezzi del hashtag#Gas ad Amsterdam e si temono ripercussioni sull’export di Gnl vitale per l’economia egiziana.
La ricerca di forniture alternative e affidabili da mediterraneo orientale, Medio Oriente e hashtag#Africa è oggi ancora più sfidante che dopo le crisi petrolifere del ’73 (Guerra del Kippur) e del ’79 (rivoluzione Iraniana), a causa della competizione con l’energivora Asia, Cina in primis e l’ambiguo ruolo della Turchia.
L’UE è pronta per la stagione invernale del gas 2023-24, ma la guerra in Europa ha messo a nudo due verità scomode: la Russia non sarà più un partner energetico (affidabile) e non potremo più permetterci una leadership morale sul CAMBIAMENTO CLIMATICO.
La domanda industriale e domestica di gas è diminuita notevolmente nei primi due trimestri del 2023, l’UE ha aumentato la capacità di importazione di GNL del 20%, inoltre la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e l’adozione di energia rinnovabile hanno migliorato la resilienza del mercato del gas in Europa, contribuendo a stabilizzare i prezzi, almeno fino a inizio ottobre.
Ci sono due principali rischi da considerare durante l’imminente inverno: l’eventuale cessazione immediata delle importazioni di gas russo (sia GNL che gasdotti) e un clima particolarmente freddo.
Il ritorno in funzione delle centrali nucleari francesi e l’incremento delle fonti di energia rinnovabile contribuiranno, d’altra parte, ad una riduzione strutturale della domanda di gas.
A livello strategico la sicurezza energetica italiana e dell’Europa è strettamente legata all’integrità delle infrastrutture (gasdotti e rigassificatori): difendere la sicurezza di queste rotte di approvvigionamento è essenziale per affrontare le possibili ripercussioni dei prezzi elevati sul settore industriale ed economico dell’UE.
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